Il 6 luglio, ne I numeri della fame, in questo blog anticipavo che nel mese di ottobre sarebbe stato pubblicato il rapporto della FAO sulla carenza alimentare mondiale “The State of Food Insecurity in the World 2009” Le previsioni di una situazione alimentare intollerabile, con oltre un miliardo di persone costantemente sottonutrite, sono state confermate. Ricordo che stiamo parlando di un sesto della popolazione mondiale priva di un’alimentazione adeguata a poter vivere.
Fig.1
Il rapporto mostra che nell’ultimo decennio il numero delle persone sottonutrite è aumentato, in modo lento ma costante. Tra il 1995-97 ed il 2004-06 il calo sostanziale degli aiuti pubblici allo sviluppo (ODA) destinati all’agricoltura, ha fatto aumentare il numero dei sottonutriti in quasi tutte le regioni.
Oggi, per l’effetto combinato della crisi economica e della crisi alimentare, il numero delle persone che soffrono la fame sta aumentando in modo vertiginoso, come si può notare dalla Figura 1, dove è rappresentato il numero delle persone sottonutrite negli ultimi 40 anni.
Gli affamati nel modo sono cresciuti del 9% nell'anno in corso, arrivando a 1,02 miliardi, il livello più alto dal 1970.
Fig.2
Come si vede nella Figura 2, che rappresenta la distribuzione della sottonutrizione nel mondo divisa per regioni, la maggior parte degli affamati si trova in Asia e nell’area del Pacifico, che sono le regioni più popolose. In rapporto alla popolazione la percentuale più alta di sottonutriti, il 32% del totale, si trova però nell’Africa Sub – Sahariana. L’incremento maggiore di sottonutrizione, nel 2009, si è registrato nell’Africa orientale e settentrionale (+13.5%).
Come era prevedibile l’economia finanziaria si sta riprendendo molto più velocemente dell’economia reale, nella quale gli effetti non si sono ancora completamente manifestati. La crisi attuale, che segue le turbolenze finanziarie del 2007-2008, si sta dimostrando particolarmente devastante per le famiglie povere dei paesi in via di sviluppo.
La crisi infatti si è abbattuta simultaneamente in tutto il mondo, riducendo la possibilità di ricorrere a meccanismi tradizionali di difesa come la svalutazione, il credito, la richiesta di aiuti ufficiali allo sviluppo o le rimesse degli emigranti.
Inoltre è arrivata dopo una crisi alimentare che aveva già messo a dura prova tutte le strategie di sopravvivenza dei poveri, esponendo i più vulnerabili all’insicurezza alimentare in un momento di grande debolezza. Si legge nel rapporto che dovendo fare i conti con il rialzo dei prezzi alimentari a livello nazionale, con la diminuzione dei redditi e dell’occupazione, con la riduzione del consumo alimentare e con il taglio delle spese per beni essenziali come la salute e l’istruzione, queste famiglie rischiano di affossarsi sempre più nell’indigenza e di cadere nel circolo vizioso fame-povertà.
Questa crisi si differenzia dalle precedenti per il fatto che i paesi in via di sviluppo sono oggi molto più integrati, sia dal punto di vista finanziario che commerciale, nell’economia mondiale rispetto al passato. Questo li rende molto più vulnerabili alle fluttuazioni dei mercati internazionali. Molti paesi hanno subito cali generalizzati nei propri flussi finanziari e commerciali, ed hanno assistito ad una caduta verticale delle entrate da esportazioni, degli investimenti esteri, degli aiuti allo sviluppo e delle rimesse in denaro. Non solo si sono ridotte le opportunità di occupazione, ma anche il denaro a disposizione dei governi per programmi a sostegno della crescita e di appoggio a coloro che ne hanno maggiore bisogno.
Gli aiuti internazionali vengono infatti ridotti su più fronti. Nel momento in cui il numero delle persone che soffrono la fame ha raggiunto un picco storico, si registra il più basso livello di aiuti alimentari mai registrato. Negli ultimi due anni gli aiuti dai paesi più ricchi si sono dimezzati.
Secondo la FAO vi sarebbe un’estrema debolezza del sistema mondiale di governance della sicurezza alimentare. Ciò è dimostrato dal fatto che l’aumento del numero delle persone che soffrono la fame si registra sia durante periodi di prezzi bassi e di prosperità economica sia in periodi di prezzi alti e di recessione economica.
Il Direttore Generale della FAO Jacques Diouf ha affermato: “I leader mondiali hanno reagito con determinazione alla crisi economica e finanziaria e sono stati in grado di mobilitare miliardi di dollari in un lasso di tempo molto breve. La stessa azione decisa è adesso necessaria per combattere fame e povertà. […] Abbiamo i mezzi tecnici ed economici per far scomparire la fame dal pianeta, quello che manca è una più forte volontà politica per sradicarla per sempre. È essenziale investire nel settore agricolo dei paesi in via di sviluppo, non solo per sconfiggere fame e povertà, ma anche per assicurare una generalizzata crescita economica, e dunque pace e stabilità nel mondo. […] I piccoli contadini devono avere accesso a sementi di alta qualità, ai fertilizzanti, al foraggio e a tecnologie per poter incrementare la produzione e la produttività. I loro governi necessitano di strumenti economici e politici per garantire che i loro settori agricoli siano più produttivi e più resistenti alle crisi”.
Sono parole condivisibili, e che molti fanno proprie, ma purtroppo l’economia e la politica hanno una eccezionale capacità di astrazione, la fame nel mondo è un argomento che stimola il pensiero e ci riempie la bocca di tante belle parole.
La realtà però è che poco distante, in ogni momento, c’è un bambino che non può giocare perché non ne ha la forza, c’è un uomo che non riesce né a lavorare né a pensare perché la vita gli sta scivolando via lentamente, c’è una donna che vede, impotente, i suoi figli morire di fame.
La domanda che ognuno dovrebbe porsi è: «Ma IO, cosa posso fare?»
E se riusciamo a darci una risposta è opportuno non indugiare, perché questa situazione non si può accettare.
Oggi, per l’effetto combinato della crisi economica e della crisi alimentare, il numero delle persone che soffrono la fame sta aumentando in modo vertiginoso, come si può notare dalla Figura 1, dove è rappresentato il numero delle persone sottonutrite negli ultimi 40 anni.
Gli affamati nel modo sono cresciuti del 9% nell'anno in corso, arrivando a 1,02 miliardi, il livello più alto dal 1970.
Fig.2
Come si vede nella Figura 2, che rappresenta la distribuzione della sottonutrizione nel mondo divisa per regioni, la maggior parte degli affamati si trova in Asia e nell’area del Pacifico, che sono le regioni più popolose. In rapporto alla popolazione la percentuale più alta di sottonutriti, il 32% del totale, si trova però nell’Africa Sub – Sahariana. L’incremento maggiore di sottonutrizione, nel 2009, si è registrato nell’Africa orientale e settentrionale (+13.5%).
Come era prevedibile l’economia finanziaria si sta riprendendo molto più velocemente dell’economia reale, nella quale gli effetti non si sono ancora completamente manifestati. La crisi attuale, che segue le turbolenze finanziarie del 2007-2008, si sta dimostrando particolarmente devastante per le famiglie povere dei paesi in via di sviluppo.
La crisi infatti si è abbattuta simultaneamente in tutto il mondo, riducendo la possibilità di ricorrere a meccanismi tradizionali di difesa come la svalutazione, il credito, la richiesta di aiuti ufficiali allo sviluppo o le rimesse degli emigranti.
Inoltre è arrivata dopo una crisi alimentare che aveva già messo a dura prova tutte le strategie di sopravvivenza dei poveri, esponendo i più vulnerabili all’insicurezza alimentare in un momento di grande debolezza. Si legge nel rapporto che dovendo fare i conti con il rialzo dei prezzi alimentari a livello nazionale, con la diminuzione dei redditi e dell’occupazione, con la riduzione del consumo alimentare e con il taglio delle spese per beni essenziali come la salute e l’istruzione, queste famiglie rischiano di affossarsi sempre più nell’indigenza e di cadere nel circolo vizioso fame-povertà.
Questa crisi si differenzia dalle precedenti per il fatto che i paesi in via di sviluppo sono oggi molto più integrati, sia dal punto di vista finanziario che commerciale, nell’economia mondiale rispetto al passato. Questo li rende molto più vulnerabili alle fluttuazioni dei mercati internazionali. Molti paesi hanno subito cali generalizzati nei propri flussi finanziari e commerciali, ed hanno assistito ad una caduta verticale delle entrate da esportazioni, degli investimenti esteri, degli aiuti allo sviluppo e delle rimesse in denaro. Non solo si sono ridotte le opportunità di occupazione, ma anche il denaro a disposizione dei governi per programmi a sostegno della crescita e di appoggio a coloro che ne hanno maggiore bisogno.
Gli aiuti internazionali vengono infatti ridotti su più fronti. Nel momento in cui il numero delle persone che soffrono la fame ha raggiunto un picco storico, si registra il più basso livello di aiuti alimentari mai registrato. Negli ultimi due anni gli aiuti dai paesi più ricchi si sono dimezzati.
Secondo la FAO vi sarebbe un’estrema debolezza del sistema mondiale di governance della sicurezza alimentare. Ciò è dimostrato dal fatto che l’aumento del numero delle persone che soffrono la fame si registra sia durante periodi di prezzi bassi e di prosperità economica sia in periodi di prezzi alti e di recessione economica.
Il Direttore Generale della FAO Jacques Diouf ha affermato: “I leader mondiali hanno reagito con determinazione alla crisi economica e finanziaria e sono stati in grado di mobilitare miliardi di dollari in un lasso di tempo molto breve. La stessa azione decisa è adesso necessaria per combattere fame e povertà. […] Abbiamo i mezzi tecnici ed economici per far scomparire la fame dal pianeta, quello che manca è una più forte volontà politica per sradicarla per sempre. È essenziale investire nel settore agricolo dei paesi in via di sviluppo, non solo per sconfiggere fame e povertà, ma anche per assicurare una generalizzata crescita economica, e dunque pace e stabilità nel mondo. […] I piccoli contadini devono avere accesso a sementi di alta qualità, ai fertilizzanti, al foraggio e a tecnologie per poter incrementare la produzione e la produttività. I loro governi necessitano di strumenti economici e politici per garantire che i loro settori agricoli siano più produttivi e più resistenti alle crisi”.
Sono parole condivisibili, e che molti fanno proprie, ma purtroppo l’economia e la politica hanno una eccezionale capacità di astrazione, la fame nel mondo è un argomento che stimola il pensiero e ci riempie la bocca di tante belle parole.
La realtà però è che poco distante, in ogni momento, c’è un bambino che non può giocare perché non ne ha la forza, c’è un uomo che non riesce né a lavorare né a pensare perché la vita gli sta scivolando via lentamente, c’è una donna che vede, impotente, i suoi figli morire di fame.
La domanda che ognuno dovrebbe porsi è: «Ma IO, cosa posso fare?»
E se riusciamo a darci una risposta è opportuno non indugiare, perché questa situazione non si può accettare.
Fonti:
The State of Food Insecurity in the World 2009
Economic crisis is devastating for the world's hungry, FAO Media Centre 2009
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