Il global warming è arrivato anche nella mia casella di posta elettronica!
Sulla rete si sta diffondendo un’iniziativa promossa da numerose associazioni, raggruppate nella «Coalizione in marcia per il clima». Oltre a sollecitare singolarmente un cambiamento negli stili di vita, le associazioni coalizzate cercano il contributo di tutti i cittadini per chiedere al Governo italiano di agire con determinazione al prossimo summit delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
Dal 7 al 18 dicembre, a Copenaghen, i capi di stato di tutti i Paesi del mondo si riuniranno per raggiungere un accordo su come arrestare i cambiamenti climatici.
Si è capito un tantino tardi che l’attività umana, così come si svolge oggi e come si è svolta negli ultimi anni, ha danneggiato, forse in maniera irreversibile, la salute del pianeta. I dati diffusi dai climatologi, e in particolare dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), il foro scientifico formato nel 1988 dalla World Meteorological Organization (WMO) e dall'United Nations Environment Programme (UNEP) al fine di studiare il riscaldamento globale, sono allarmanti.
Mi sembra ridondante ripetere in questo blog dati facilmente reperibili dalla rete e scenari apocalittici descritti da numerosi esperti, basti qui ricordare che, se entro il 2050 la temperatura aumenterà più di 2 gradi, le conseguenze saranno irreversibili e metteranno a rischio la vita di milioni di persone. Per non superare questo limite le emissioni di CO2, principali responsabili dell’effetto serra e quindi del riscaldamento del pianeta, dovranno essere tagliate dell’80 per cento rispetto ai livelli del 1990.
Non voglio riportare teorie e belle parole sul rapporto tra uomo e natura, non si può però dimenticare che l’economia, la ricchezza, la supremazia di un Paese su un altro, non sono che prodotti dell’uomo. L’uomo invece è parte della natura, da essa è stato creato, di essa è composto e in essa è immerso. Dunque, come si può non essere determinati nella sua salvaguardia? Pur facendo la parte degli egoisti, stiamo salvaguardando noi stessi!
Dobbiamo sollecitare i governi a fare il massimo per non crepare tutti? Dobbiamo sollecitare i capi di stato a farsi portavoce di un’azione alla quale non c’è alternativa? Gli esperti, i politici, gli economisti sono forse fatti di roccia marziana? Istintivamente direi che è assurdo, è come dire a una persona che non ha intenzione di farsi del male, e che è stata edotta sulle conseguenze delle sue azioni, di non tirarsi il martello sul piede. Non dovrebbe servire.
Invece tra i punti essenziali del vertice della prossima settimana leggo: «stabilire quali quantità di gas serra sono disposti a tagliare i paesi sviluppati» e «verificare quale sarà la posizione delle più importanti nazioni in via di sviluppo». Disposti? Posizione? Le risposte dovrebbero essere già scritte: «Tutto ciò che è possibile» e «Di completa collaborazione». Invece non si sono ancora stabiliti limiti e si stanno facendo trattative preventive in cui ogni Paese sembra voler tagliare il minimo possibile per non danneggiare la propria economia. Voglio proprio vedere cosa ce ne faremo di tanti soldi quando non potremo più goderne, o quando quegli stessi soldi ci serviranno per combattere mali ben più gravi!
C’è purtroppo il rischio che il buon senso venga sopraffatto da interessi economici e politici e da visioni di breve periodo. Ritengo non sia accettabile non impegnarsi al 100% per la salvaguardia del nostro pianeta, perciò parteciperò a questa iniziativa e invito tutti a farlo.
Sulla rete si sta diffondendo un’iniziativa promossa da numerose associazioni, raggruppate nella «Coalizione in marcia per il clima». Oltre a sollecitare singolarmente un cambiamento negli stili di vita, le associazioni coalizzate cercano il contributo di tutti i cittadini per chiedere al Governo italiano di agire con determinazione al prossimo summit delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
Dal 7 al 18 dicembre, a Copenaghen, i capi di stato di tutti i Paesi del mondo si riuniranno per raggiungere un accordo su come arrestare i cambiamenti climatici.
Si è capito un tantino tardi che l’attività umana, così come si svolge oggi e come si è svolta negli ultimi anni, ha danneggiato, forse in maniera irreversibile, la salute del pianeta. I dati diffusi dai climatologi, e in particolare dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), il foro scientifico formato nel 1988 dalla World Meteorological Organization (WMO) e dall'United Nations Environment Programme (UNEP) al fine di studiare il riscaldamento globale, sono allarmanti.
Mi sembra ridondante ripetere in questo blog dati facilmente reperibili dalla rete e scenari apocalittici descritti da numerosi esperti, basti qui ricordare che, se entro il 2050 la temperatura aumenterà più di 2 gradi, le conseguenze saranno irreversibili e metteranno a rischio la vita di milioni di persone. Per non superare questo limite le emissioni di CO2, principali responsabili dell’effetto serra e quindi del riscaldamento del pianeta, dovranno essere tagliate dell’80 per cento rispetto ai livelli del 1990.
Non voglio riportare teorie e belle parole sul rapporto tra uomo e natura, non si può però dimenticare che l’economia, la ricchezza, la supremazia di un Paese su un altro, non sono che prodotti dell’uomo. L’uomo invece è parte della natura, da essa è stato creato, di essa è composto e in essa è immerso. Dunque, come si può non essere determinati nella sua salvaguardia? Pur facendo la parte degli egoisti, stiamo salvaguardando noi stessi!
Dobbiamo sollecitare i governi a fare il massimo per non crepare tutti? Dobbiamo sollecitare i capi di stato a farsi portavoce di un’azione alla quale non c’è alternativa? Gli esperti, i politici, gli economisti sono forse fatti di roccia marziana? Istintivamente direi che è assurdo, è come dire a una persona che non ha intenzione di farsi del male, e che è stata edotta sulle conseguenze delle sue azioni, di non tirarsi il martello sul piede. Non dovrebbe servire.
Invece tra i punti essenziali del vertice della prossima settimana leggo: «stabilire quali quantità di gas serra sono disposti a tagliare i paesi sviluppati» e «verificare quale sarà la posizione delle più importanti nazioni in via di sviluppo». Disposti? Posizione? Le risposte dovrebbero essere già scritte: «Tutto ciò che è possibile» e «Di completa collaborazione». Invece non si sono ancora stabiliti limiti e si stanno facendo trattative preventive in cui ogni Paese sembra voler tagliare il minimo possibile per non danneggiare la propria economia. Voglio proprio vedere cosa ce ne faremo di tanti soldi quando non potremo più goderne, o quando quegli stessi soldi ci serviranno per combattere mali ben più gravi!
C’è purtroppo il rischio che il buon senso venga sopraffatto da interessi economici e politici e da visioni di breve periodo. Ritengo non sia accettabile non impegnarsi al 100% per la salvaguardia del nostro pianeta, perciò parteciperò a questa iniziativa e invito tutti a farlo.
È importante che l’azione sia globale, condivisa e di grande portata. Probabilmente si decideranno gli impegni che definiranno l’assetto dei prossimi anni, quindi chiudo con l’augurio che a Copenaghen si vada con i migliori propositi affinché i risultati siano eccellenti.
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